Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini. [Dante Alighieri]

giovedì 27 gennaio 2011

ARGOMENTI DI APPROFONDIMENTO PER LO STAGE

(ESPERIENZA STAGE FEBBRAIO 2011)

STAGE

SCUOLA D'INFANZIA "GIRASOLE"

-SVILUPPO SOCIALE       
-GIOCO
-REGOLE            

LO SVILUPPO SOCIALE
(dai 2 ai 6 anni)
In questa fase della crescita il mondo sociale dei bambini si allarga, sia per i rapporti che instaurano all'interno della famiglia, sia per l'incremento di quelli al di fuori di essa, grazie alle occasioni offerte dalla scuola e dalle varie attività ricreative a cui partecipano.
Per i processi di socializzazione del bambino diventa importantissimo l'ambiente esterno.
I contesti d'influenza dell'individuo vengono inquadrati in termini di "sistemi".
Lo sviluppo del bambino rappresenta un processo dinamico ed interattivo che coinvolge tutti i livelli di una società. Un bimbo appena nato, per esempio, influenza il comportamento dei genitori nella stessa misura in cui ne è influenzato. Quindi non è solo il bambino a seguire un processo di sviluppo, ma è l'intero ambiente circostante, in questo caso il "microsistema famiglia" ad essere coinvolto in quello sviluppo.
Va anche rilevato che il gioco è una delle attività che favorisce la socializzazione fra i 2 e i 6 anni. Giocando i bambini non solo esercitano le proprie abilità motorie e cognitive, ma imparano anche ad attribuire significati alle azioni proprie e altrui, e a condividere e negoziare tali significati, in un continuo scambio sociale con altri bambini.
Nei suoi studi George Herbert Mead, rifacendosi ad un approccio di psicologia sociale chiamato "interazionismo simbolico", si è interessato all'approfondimento di questi temi, stabilendo che la vita quotidiana altro non è se non una contrattazione continua di senso e significato con le persone che ci circondano.


IL GIOCO

(ESPERIENZA STAGE FEBBRAIO 2011)

APPROFONDIMENTI:

Alcuni studiosi, che hanno condotto ricerche direttamente e approfonditamente sui bambini, fra cui Jean Piaget, sostengono che gli esseri umani nascono con una naturale tendenza ad interagire con l'ambiente, sviluppando in questo modo nuove capacità ed acquisendo conoscenze. Proprio attraverso il GIOCO i bambini pongono le basi dell'intelligenza pratica su cui si fonderanno successivamente i processi di apprendimento.

Fino ai due anni i bambini svolgono quelli che Piaget chiama GIOCHI DI ESERCIZIO, cioè giochi in cui si ripetono degli schemi appresi in precedenza, fino ad acquisire padronanza e a provare piacere nello svolgergli.
Queste attività ludiche, che continueranno anche dopo il compimento dei 2 anni, includono giochi legati al movimento del corpo: correre, saltare ecc..
Sin dalle prime settimane di vita il bambino inizia a prendere coscienza di sè e della realtà esterna attraverso la sua capacità di muoversi nell'ambiente: così conquista le prime conoscenza cognitive e affettive.
Attraverso il gioco e il movimento, il bambino "sente" il proprio corpo, lo esplora, impara a conoscerlo.
Si noti, inoltre, che il bambino non gioca per imparare, ma impara a giocando: il gioco contribuisce allo sviluppo affettivo ed emotivo favorendo la scoperta del proprio mondo interiore. Il gioco simbolico, che caratterizza la seconda infanzia (dai 2 anni in avanti), occupa un ruolo fondamentale nello sviluppo. Il bambino ripete schemi appresi in precedenza e li applica a oggetti nuovi o a situazioni immaginarie, spesso cambiando del tutto la funzione dell'oggetto per adattarlo al gioco (es. un cucchiaio di legno diventa una bacchetta magica ecc..)
Il gioco, infine, può assumere una notevole funzione terapeutica, attraverso la simbolizzazione e la drammatizzazione (per esempio, il gioco delle marionette o i giochi di ruolo), il bambino può esprimere più facilmente le proprie emozioni, le proprie paure ecc.. Può, poi, divenire un modo di anticipare o raccontare esperienze spiacevoli che quel bambino non riuscirebbe a esprimere attraverso le parole.

sabato 22 gennaio 2011

(ESPERIENZA STAGE FEBBRAIO 2011)

ARGOMENTI COLLEGATI:
  • REGOLE SI', REGOLE NO: L'IMPORTANZA DEL CONTENIMENTO
  • GLI STILI EDUCATIVI
  • L'IMPORTANZA DEGLI STIMOLI ESTERNI PER LO SVILUPPO
  • L'AUTONOMIA: FARE IN MODO CHE IL BAMBINO IMPARI
  • AGGRESSIVITA': COME RISPONDERE ALLA PROVOCAZIONE DEI BAMBINI
L'esistenza di regole da rispettare, ovvero la capacità di dire di "no" al bambino, è un fattore educativo di primaria importanza. Alcuni bambini esprimono disagi a causa di un certo senso di onnipotenza che si manifesta ogni volta che gli adulti non sono capaci di contraddirli, imponendo la propria autorevolezza. Le regole e i "no" non rappresentano delle prevaricazioni nei confronti dei bambini. Bisogna, piuttosto, considerarli come un atto di fiducia nelle loro forze e capacità, dal momento che segnano un limite davanti al quale il bambino può, e a volte deve, fermarsi e riflettere sul proprio comportamento. Il concetto di autorevolezza è opposta a quella di autoritarismo, che invece implica la non disponibilità all'ascolto e l'uso della violenza verbale e fisica.
RIGIDITA' e IPERPROTEZIONE possono rappresentare i due estremi del comportamento degli adulti che hanno a che fare con i bambini, ed entrambe possono avere delle conseguenze negative nella crescita dei piccoli.
Il bambino, scontrandosi con imperativi provenienti dagli adulti, inizia ad elaborare l'immagine dell'autorità che Freud ha chiamato "Super-io", ovvero la coscienza morale.
Il bambino scopre di venire approvato o biasimato a seconda che faccia qualcosa che le persone che si occupano di lui ritengono "giusto" o "sbagliato".
Punizioni e urla possono suscitare in lui uno stado d'ansia che porta al desiderio di volerli accontentare: -> CONFORMISMO PSICOLOGICO.
Un atteggiamento iperprotettivo può far crescere i bambini "dipendenti", cioè non in grado di poter fare da soli le proprie esperienze ecc..
In questo modo, pur con l'intento di proteggere, viene negata al bambino la possibilità di scoprire, di fare esperienze ed eventualmente di sbagliare, ma soprattutto di fortificare la fiducia in se stesso.
All'eccessiva rigidità e all'eccessiva protezione, esiste un altro atteggiamento, ugualmente dannoso per la crescita equilibrata dei bambini: la trascuratezza dei genitori verso di essi. Non sono rari i casi di bambini che non si sentono amati e accettati dai propri genitori, troppo concentrati sulle necessità della vita quotidiana o lavorativa e poco inclini, dunque, a dedicare loro tempo, cure, attenzioni. -> ciò porta i bambini ad assumere comportamenti autonomi futuri. L'esito psicologico sarà la crescita di un adolescente con scarsa stima di sè e poche capacità autonome.
Nei casi estremi di maltrattamento, fisico o psicologico, il bambino interpreterà i tentativi di contatto e comunicazione da parte degli adutli come violenze e così svilupperà un comportamento aggressivo verso l'esterno o di chiusura in se stesso.

Di fondamentale importanza sono l'esperienza e la stimolazione perchè permettono lo sviluppo in modo armonico delle capacità intellettuali.
La vita intellettiva può essere positivamente condizionata da stimoli ed esperienze appropriate: i genitori prima e gli insegnanti poi svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo intellettivo, emotivo, sociale del bambino, in quanto sono i maggiori responsabili delle sue prime esperienze.

Sostituendosi ad un bambino in qualcosa che questi potrebbe fare o imparare da solo, l'adulto gli comunica che è "incompetente", negandogli inoltre la possibilità di provare il senso di realizzazione derivante dell'aver portato a termine un compito difficile.

Frustrazione e fallimento sono fattori importanti nel processo di crescita e sviluppo di ogni bambino. Il compito dell'adulto è quello di sorvegliare le azioni e gli sforzi del piccolo, graduando, se necessario, la difficoltà, ed evitando che egli si arrenda completamente di fronte alle prime difficoltà.

I capricci rappresentano spesso una modalità a cui i bambini ricorrono quando non trovano altro mezzo per comunicare le proprie ansie e il proprio disagio agli adulti.
La rabbia, invece, è una manifestazione più complessa, costituita da diverse emozioni e sensazioni. Freud diceva che la rabbia esiste fin dalla nascita, ed è strettamente legata allo sviluppo psicosessuale.
FASE ORALE -> (nascita-1 anno) i bambini sono portati a mordere
FASE ANALE -> (1-3 anni) i bambini tendono a dominare e offendere
FASE EDIPICA -> (3-6 anni) stessi atteggiamenti aggressivi nei confronti del genitore dello stesso sesso.

L'aggressività è da considerare sempre come una reazione ad una frustrazione subita.
La rabbia può avere un significato evolutivo, strettamente legato alle diverse fasi della crescità, ma può essere anche un mezzo utilizzato dal bambino per attirare l'attenzione. E' necessario capire cosa rappresenti la rabbia che viene manifestata in quel momento e soprattitto quali siano i significato e i messaggi che il bimbo intende comunicare ai genitori o all'ambiente circostante.

Giulia